OBIETTIVI
Il rallentamento economico che l’Italia ha dovuto affrontare in quest’ultimo periodo ha avvicinato molti giovani e non ad investire nell’imprenditoria agricolo-zootecnica in territori difficili. I margini di guadagno del settore primario si sono sempre più assottigliati al punto che l’unica strategia perseguibile risulta essere quella di ingrandirsi sempre di più per produrre sempre di più, ma con margini di guadagno inferiori.Questo però implica un progressivo abbandono dei piccoli appezzamenti e delle terre marginali verso grandi estensioni agricole e allevamenti di grande dimensione.
La sfida invece è quella di trovare strumenti per rendere sostenibili anche le realtà agricole e gli allevamenti di piccole dimensioni, altrimenti destinati a chiudere.
Uno di questi strumenti, ad esempio, potrebbe essere quello di chiudere la filiera produttiva attraverso la trasformazione e la commercializzazione del prodotto finito come accade in molti piccoli allevamenti che si sono attrezzati per la caseificazione, aumentando in maniera significativa il valore aggiunto del latte. Questo implica tuttavia un impegno lavorativo molto importante, soprattutto dal lato della vendita del prodotto finito.
L’allevamento della capra da latte ben si presta per lo sfruttamento di terreni marginali. La capra è un animale che per sua indole è capace meglio di altri di utilizzare anche le risorse più povere dei pascoli. Per soddisfare però i principi di economicità di un’impresa, per massimizzare le produzioni, sia in termini quantitativi che qualitativi, l’alimentazione deve essere curata nei minimi dettagli. Oltre ai pascoli quindi risulta indispensabile una integrazione di foraggi e concentrati.
Dalle analisi dei profitti, la voce di spesa più importante dell’allevamento è sicuramente quella relativa all’alimentazione che spesso incide per più del 50% dei costi sostenuti. La mia idea prevede quindi di valorizzare le risorse agronomiche affinché siano completamente utilizzate per scopo zootecnico, abbassando in tal modo i costi per l’alimentazione. La situazione ideale allora è rappresentata da una azienda agricolo-zootecnica ubicata in zona collinare-pianeggiante, con terreni coltivabili non irrigui di piccola dimensione, a conduzione famigliare con grande propensione ai cambiamenti. In questa categoria rientrano facilmente anche le aziende di tipo biologico.
SVILUPPO
Il mio progetto mira a proseguire una sperimentazione già parzialmente in essere in una neonata azienda zootecnica che rientra perfettamente nella tipologia sopra indicata.
L’azienda agricola è ubicata a Predosa in provincia di Alessandria. Si sviluppa su una estensione di 70 ettari coltivati e capannoni ad uso agricolo per 900m2, di cui 400m2 riservati alla stalla. Il territorio è prevalentemente pianeggiante e collinare. La vocazione agricola tipica della zona è di tipo cerealicolo e foraggero. Non lontano si possono trovare importanti realtà vitivinicole.
Il principale impiego del proprietario dell’azienda non è di tipo agricolo. Nel 2016 è stata fatta la scelta di affiancare al settore agricolo anche quello zootecnico della capra da latte e di dedicarsi a tempo pieno all’agricoltura e zootecnia. Sono state acquistate 80 caprette e 3 becchi di età compresa tra i 2 e i 4 mesi nati a fine inverno, di razza Alpina, provenienti da 4 allevamenti diversi tutti indenni Caev.
La prima nostra scelta coraggiosa è stata quella di non fecondare le capre nella normale stagione riproduttiva, ma destagionalizzare tutti i capi per farli partorire ad ottobre dell’anno successivo in modo da iniziare la produzione di latte nel periodo in cui il mercato maggiormente lo richiede. La destagionalizzazione è stata fatta mediante simulazione del fotoperiodo. Il 98% delle capre ha partorito in un periodo compreso tra il 10 ed il 28 ottobre 2017 iniziando una lattazione di durata convenzionale. Nel 2017 sono state acquistate ulteriori 40 caprette destinate poi alla riproduzione stagionale che hanno partorito a febbraio 2018. Le rimonte nate in azienda andranno a sostituire le riforme e contribuiranno ad aumentare l’effettivo della stalla che a regime dovrebbe raggiungere i 180 soggetti in lattazione, di cui due terzi fuori stagione ed un terzo in stagione.
La gestione alimentare della caprette nullipare era costituita da fieno polifita di 1°, 2° e 3° taglio prodotto in azienda ed un mangime finito del commercio. La razione era così composta:
Fieno polifita 1,0 kg/capo/die
Mangime 0,4-0,6 Kg/capo/die
Appurato che più del 50% dei costi dell’allevamento sono quelli alimentari, è maturata la seconda scelta drastica dell’azienda ovvero quella di ottimizzare le coltivazioni agronomiche in funzione dell’allevamento al fine di rendersi quasi completamente autonomi dal punto di vista alimentare.
Lo scopo di questo studio è quello di comparare l’incidenza del costo dell’alimentazione sul valore del latte prodotto con alimentazione costituita da mangime commerciale, miscelazione casalinga di materie prime acquistate e miscelazione casalinga di materie prime derivate da produzioni aziendali, calcolate sugli effettivi costi di produzione dalla semina alla raccolta e stoccaggio. I risultati si sviluppano in un periodo di 12 mesi, pertanto sono ancora parziali perché la lattazione del gruppo in stagione non è ancora terminata.
Per la preparazione autonoma del mangime, in azienda è presente un vecchio miscelatore al quale sono stati collegati due sili in vetroresina che raccolgono il prodotto miscelato. Le materie prime sono stoccate in una area coperta dell’azienda, appositamente destinata allo scopo. La preparazione del mangime è fatta settimanalmente e richiede circa 1,5 ore di lavoro.
L’obiettivo per l’anno 2019 sarà quello di adattare meglio l’avvicendamento delle colture da granella e contemporaneamente sviluppare una miscela di sementi per prato polifita, al fine di alzare il contributo proteico del foraggio e di conseguenza ridurre ulteriormente l’incidenza del costo alimentare.
RISULTATI
La scelta delle colture è stata dettata dalla tipologia del territorio ed ha escluso alcune importanti cultivar fondamentali per l’alimentazione animale. Relativamente alla componente cerealicola è stato escluso il mais a causa del territorio collinare e non irriguo; riguardo la componente proteica del concentrato è stata esclusa la soia per problemi sia territoriali che tecnologici, alimenti comunque inclusi nella formulazione del concentrato.
Circa 40 ettari sono stati destinati alla coltivazione di prato polifita poliennale già impiantato. La restante parte è stata equamente distribuita per la coltivazione di fava, girasole e orzo.
I costi di lavorazione (compreso l’acquisto della semente) e la resa per ettaro sono riportati nella tabella seguente:
Preparazione | Seme | Altri lavori | Produzione | |
€/ettaro | €/ettaro | €/ettaro | q/ettaro | |
Fava | 170 | 200 | 100 | 30 |
Orzo | 170 | 120 | 50 | 35 |
Girasole | 170 | 50 | 50 | 25 |
Prato polifita | 80 | 60 | 100 | 65 |
La razione per le capre in lattazione è costituita da fieno polifita, in ragione di 1,6-1,8 Kg/capo/die (1,7kg di media) e mangime autoprodotto in azienda in ragione di 1,2-1,4kg/capo/die (1,35kg di media).
La formulazione del mangime è stata accuratamente elaborata per utilizzare principalmente le materie prime di produzione aziendale. La ricetta è riportata nella tabella seguente:
% | Derivazione | |
Orzo | 35 | Aziendale |
Fava | 27 | Aziendale |
Girasole seme | 10 | Aziendale |
Mais | 10 | Acquisto |
Polpe Bietola | 8 | Acquisto |
Soia FE | 7 | Acquisto |
Integratore | 3 | Acquisto |
Il 72% delle materie prime utilizzate per formulare il mangime risulta essere di produzione aziendale.
Il passo successivo è stato quello di confrontare il costo alimentare capo/giorno della razione così formulata con la stessa tipologia di mangime, ma con materie prime acquistate o con un mangime industriale con caratteristiche simili.
Infine si è voluto calcolare l’incidenza del costo litro latte sulla proiezione di 330 giorni di produzione effettiva, ovvero da ottobre 2017 a settembre 2018. La valutazione, ancora parziale, include tutta la lattazione del gruppo fuori stagione che ha iniziato la produzione da ottobre 2017 fino alla messa in asciutta a fine agosto 2018, ed include inoltre il gruppo delle capre in stagione che hanno iniziato la lattazione a marzo 2018 e che sono ancora in lattazione.
La produzione media è stata di 2,18L/capo/giorno calcolata su 330 giorni di lattazione, che corrisponde ad una produzione di 2,37L/capo/giorno se sviluppata sui 305 giorni di lattazione convenzionali, come comunemente riconosciuti nel nord Italia.
Il costo litro latte però è stato calcolato sulla produzione reale.
La tabella seguente riassume risultati ottenuti da questa comparazione:
Industria * | MP acquistate | MP prodotte | |
Costo razione €/capo/die | 0,765 | 0,651 | 0,551 |
Costo litro latte €/L | 0,35 | 0,30 | 0,25 |
Risparmio % (rispetto *) | 0 | -15 | -28 |
Con il mangime autoprodotto il costo litro latte risulta essere meno di 1/3 del valore medio del prezzo del latte reso al caseificio che varia da 0,75€ a 1,0€ in base alla stagionalità..
Le condizioni di benessere della mandria sono sempre state ottime.
Le prospettive per il prossimo futuro sono quelle di migliorare la produzione di latte sia in termini quantitativi che in termini qualitativi. Nella stagione 18/19 le capre saranno pluripare con prospettive produttive superiori ed entreranno le rimonte nate in azienda. Questa condizione permetterà una analisi dei dati sicuramente più precisa e reale.
In conclusione, la fase preliminare di questa sperimentazione ha evidenziato che una adeguata gestione delle risorse aziendali può migliorare la redditività dell’impresa rendendo economicamente sostenibili anche piccole realtà agricole e zootecniche presenti nel nostro territorio destinate, diversamente, a scomparire. Inoltre, la rinascita di queste attività agricole è una risorsa importante per salvaguardare e valorizzare un territorio degradato ed abbandonato e/o creare opportunità di lavoro per giovani imprenditori in un momento storico difficile per l’occupazione.
Gli sviluppi per il futuro sono creare un sistema integrato, agricolo e zootecnico, sempre più sostenibile per questa tipologia di aziende che da sempre rappresentano una risorsa importante per il territorio italiano.