LE ZOONOSI DEI PICCOLI RUMINANTI

Le malattie trasmissibili tra animali e uomo

Tutti gli operatori del settore dell’allevamento e, estremizzando, anche tutti coloro che hanno contatti con animali, devono conoscere il rischio potenziale che alcune patologie tipiche degli animali possono essere trasmesse anche all’uomo. Chi opera a stretto contatto con gli animali è sempre da considerare ad alto rischio zoonosico.

Le persone più a rischio sono quindi gli allevatori, i lavoratori , i veterinari e tutti coloro che in modo variabile frequentano l’allevamento. Questo riguarda anche visitatori occasionali, specialmente nelle fattorie didattiche dove la “manipolazione” degli animali rappresenta una filosofia imperante.

Il concetto di biosicurezza deve essere categorico!

Limitare l’accesso alle strutture di ricovero degli animali ai “non addetti ai lavori” non è un gesto di maleducazione ma di estrema civiltà. Inoltre mi sento di dire che l’educazione alla biosicurezza è un dovere deontologico del veterinario. Chi ci conosce sa benissimo che durante le nostre visite in allevamento indossiamo sempre i calzari monouso e per la manipolazione degli animali guanti monouso.

Mediamente negli allevamenti il concetto di biosicurezza si conosce e si applica al fine di scongiurare la diffusione delle malattie da un allevamento ad un altro, ma è quasi sempre ignorato il concetto di diffusione di malattie dall’animale all’uomo, eventualità non così remota. La stampa ci riporta solo i casi eclatanti. Uno per tutti, il caso olandese della febbre Q. (Roest et all., 2011). L’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene che almeno il 61% delle patologie umane siano delle zoonosi e che circa il 75% delle patologie emergenti negli ultimi 10 anni derivino da patogeni di origine animale o da prodotti di origine animale.

E’ possibile classificare le trasmissione delle patologie da animale all’uomo attraverso lo schema seguente:

  • Stadio 1: Patogeni che sono presenti negli animali ma in condizioni naturali non nell’uomo
  • Stadio 2: Patogeni che sono presenti negli animali e, in condizioni naturali, possono essere trasmessi all’uomo come trasmissione primaria, ma non tra uomo e uomo.
  • Stadio 3: Patogeni che sono presenti negli animali e, in condizioni naturali, possono essere trasmessi all’uomo come trasmissione primaria. Tra uomo e uomo come trasmissione secondaria, solo per limitati cicli perché il focolaio primario presto si estingue.
  • Stadio 4: Patogeni che sono presenti negli animali e, in condizioni naturali, possono essere trasmessi all’uomo come trasmissione primaria. Tra uomo e uomo come trasmissione secondaria per svariati cicli, senza un nuovo coinvolgimento dell’ospite animale come vettore primario.
    A sua volta possiamo suddividere:
    – 4a: il ciclo primario predomina su quello secondario al fine della diffusione del patogeno.
    – 4b: la diffusione del patogeno tra ciclo primario e secondario ha pari peso.
    – 4c: il ciclo secondario predomina su quello primario al fine della diffusione del patogeno.
  • Stadio 5: Patogeno esclusivamente umano

La maggior parte delle zoonosi delle capre rientra nello stadio 2. Questo mette al sicuro chi non viene direttamente a contatto con l’ambiente zootecnico, ma sicuramente no per chi lavora nel settore. Nella tabella seguente possiamo trovare alcune tra le più comuni patologie delle capre che hanno un importante impatto anche per la salute umana (Rodolakis A., 2014).

Tabella delle principali zoonosi

Nella tabella possiamo trovare patologie che oramai sono considerate debellate. Ho voluto deliberatamente includerle perché particolarmente gravi, come la brucellosi e la rabbia.

La cosa che dovrebbe far riflettere è che nell’elenco troviamo tutte patologie che più o meno tutti conosciamo. Pensiamo per esempio all’ectima contagioso: chi non ci ha mai avuto a che fare?

Nella mia esperienza professionale molte volte mi è capitato di doverle gestire. La gestione di queste patologie prevede sistematicamente la messa in pratica di misure di biosicurezza per la salvaguardia della salute umana, in primis rivolta a tutti gli operatori zootecnici che sono in stretto contatto con gli animali. ma non solo….

L’aspetto che dovrebbe inoltre preoccuparci è quello indicato nella colonna relativa ai sintomi clinici per l’uomo. Troviamo molto spesso le parole: “asintomatica” o “sindrome simil-influenzale”: vero, ma in tutti i casi troviamo anche parole che identificano sintomi decisamente più gravi.

Precedentemente ho accennato al fatto che la maggior parte delle patologie delle capre che si trasmettono all’uomo rientrano nello stadio 2. La Febbre Q però fa eccezione perchè, sempre rientrando nello stadio 2, presenta un grado di diffusione molto elevato. In Olanda tra il 2007 e il 2011 c’è stata una gravissima epidemia di febbre Q che ha contagiato parecchie persone. Il governo ha dovuto mettere in atto delle misure estreme per riuscire ad arginare il problema. Nonostante queste misure siano state efficaci, tutto questo ha avuto un impatto sociale molto severo.
A breve dedicherò un interessante post solo sulla febbre Q.

Occorre conoscere il problema per poterlo gestire. Il messaggio che dobbiamo tenere a mente è che dobbiamo considerare i nostri animali anche come un potenziale pericolo per noi che lavoriamo a stretto contatto con loro ed anche per gli altri che indirettamente ne sono coinvolti.

Spesso trovo stampato sull’etichetta dei formaggi di capre la dicitura “…latte crudo”. Questo è sempre considerato un motivo di prestigio qualitativo e non di potenziale pericolo. Essere consapevoli che però potrebbe essere un potenziale pericolo ci deve obbligare a lavorare sempre alla perfezione per vedere un giorno, stampato sui nostri formaggi di capra la scritta “orgogliosamente” prodotto con latte crudo!

Bibliografia.

  1. Ganter, M. 2015 Zoonotic risks from small ruminants. Vet. Microbiol. 181, 53‐ 65.
  2. Rodolakis A. 2014. Zoonoses in goats: how to control them. Small Ruminant Res 121:12–20.doi:10.1016/j.smallrumres.2014.01.007
  3. Roest HIJ Tilburg JJHC van der Hoek W. Vellema P. van Zijderveld F.G.Klaassen CHW Raoult D. (2011a) The Q fever epidemic in the Netherlands: history, onset, response and reflection. Epidemiol Infect 139: 1–12.

 

 

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